Abbiamo inviato una lettera aperta all’amministrazione del Comune di Viareggio e alla stampa, per esprimere la nostra preoccupazione e chiedere un percorso che garantisca i diritti all’abitare e allo studio dei bambini che vivono attualmente nel campo rom di Torre del Lago (LU).
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Al sindaco di Viareggio Giorgio Del Ghingaro,
all’assessore al sociale Sandra Mei,
alla stampa,
L’Associazione Articolo 34 manifesta la sua preoccupazione relativamente all’annunciato imminente sgombero del campo rom di Torre del Lago.
Pur ritenendo – in linea con le indicazioni della strategia nazionale d’inclusione di Rom, Sinti – che i campi siano essenzialmente degli spazi di segregazione per la popolazione rom e che quindi vadano superati con politiche di inclusione e strategie abitative alternative, siamo sempre più spesso di fronte sgomberi forzati ed illegali in molte città d’Italia.
Pertanto siamo qui a mostrare la nostra preoccupazione relativamente alle modalità dello sgombero dichiarato ormai imminente.
Ricordiamo all’amministrazione che gli sgomberi devono essere notificati per scritto e che deve essere possibile per gli abitanti del campo avere il tempo necessario per fare un ricorso legale. Inoltre lo sgombero deve permettere alle persone senza alternative di avere una soluzione prospettata per le loro famiglie. Ricordiamo inoltre che i bambini rom, come tutti gli altri, hanno diritto all’integrità del loro nucleo affettivo e che quindi le soluzioni non possono essere unicamente per donne e bambini ma devono rispettare l’unità familiare.
Esprimiamo molta preoccupazione anche e soprattutto per i minori che frequentano le scuole poiché la pratica degli sgomberi porta quasi sempre allo sradicamento dalle classi che stanno frequentando, a una diminuzione della frequenza scolastica e a una riduzione delle opportunità formative di successo e quindi delle possibilità per il proprio futuro.
Riteniamo molto grave che l’amministrazione del Comune di Viareggio non risponda alla richiesta di incontro proveniente dagli abitanti del campo – giustamente preoccupati per le loro sorti – e dall’associazionismo, che sostiene, spesso da solo, i momenti di inclusione e di solidarietà con persone in grave disagio abitativo. Auspichiamo quindi un’inversione di rotta e un’apertura al dialogo per la ricerca di vere soluzioni, che impediscano il perpetrarsi di situazioni di emergenza creata e che promuovano invece un’inclusione piena e vera.
Pisa 18/06/2016
foto: Armend Krasniqi