Abbiamo trovato online questa interessante intervista al prof. Rostas sulla segregazione scolastica dei bambini Rom in tutta Europa realizzata da Sargam Prakash nell’ambito della conferenza Europe Wind in the Sails organizzata dal 2 all’4 Marzo 2018 dagli studenti della Kennedy School (Harvard University), della Fletcher School of Law and Diplomacy (Tufts University) e della Sloan School of Management (MIT).
Un tavolo della discussione riguardava “I diritti dei bambini Rom: la lotta contro la segregazione nella scuola in Europa”. Si sono presi in esame i costi della segregazione scolastica dei rom, le attuali politiche europee e nazionali al riguardo, il ruolo che possono giocare i governi nazionali e locali per garantire a tutti i bambini rom l’eguaglianza nell’accesso all’istruzione. Il Prof. Julius Rostas, che una cattedra in Studi Romanì nella Central European University di Budapest (Ungheria), era un relatore del tavolo.
Trovandola molto interessante abbiamo deciso di tradurla per coloro che non leggono fluentemente l’inglese e di riproporla sul nostro blog, ma potete trovare la versione originale a questo link.
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Prof. Rostas, oltre al costo che la segregazione ha direttamente per i bambini rom, in che modo essa ha un impatto negativo sui bambini più avvantaggiati e appartenenti alla cultura maggioritaria?
Il punto chiave che dobbiamo chiarire pubblicamente è che la segregazione scolastica è sbagliata non solo nei confronti dei bambini rom, ma è dannosa per tutta la società. Il ruolo principale del sistema educativo è quello preparare bambini a essere buoni cittadini. Se i bambini sono privati della possibilità di acquisire le abilità che gli permetteranno di interagire e di poter avere una comunicazione efficace con gli altri nella società, poiché provengono da un background sociale deprivato, questo significa che il loro diritto all’educazione è limitato. Anche i bambini che provengono da famiglie più ricche ne vengono danneggiati. Dobbiamo tenerlo presente quando parliamo di segregazione scolastica dei rom. Se noi che siamo contro la segregazione scolastica e parliamo unicamente dei bambini rom, sarà difficile convincere la maggioranza a fare qualcosa per loro.
Lei crede che la carenza dei contatti interculturali dei bambini nelle scuole, dovuti alla segregazione, porti ad una minore tolleranza della diversità e ad un acuirsi del razzismo nella società, quando i bambini cresceranno?
Certamente. Se vi è un contatto diretto fin dalla tenera età, questo aiuterà la realizzazione di una società diversa e a combattere il razzismo. La maggioranza capirà meglio quali sono i problemi con cui deve fare i conti la minoranza. Inoltre i membri di tutta la comunità potrebbero stabilire quali siano i comportamenti accettabili ed inaccettabili in maniera condivisa. Una socializzazione precoce aiuterebbe i bambini a sviluppare il proprio “capitale sociale”, in modo da poter essere parte della rete che li aiuterà nella vita successiva a trovare lavoro e ad affrontare in modo più efficace i problemi che si troveranno davanti.
Partendo da una visione incentrata sull’economia, il sistema dell’educazione inclusiva sarebbe meno costoso per lo Stato?
Il sistema dell’educazione inclusiva è la chiave per una crescita economica sostenibile nel futuro. Nel sistema di educazione inclusiva il gruppo minoritario, che era tradizionalmente escluso, ha l’ opportunità di ricevere un’educazione dello stesso livello qualitativo e di acquisire competenze spendibili. In tal modo, i gruppi che normalmente rappresentano un onere per il bilancio dello stato, daranno il loro contributo positivo al bilancio stesso. Questa è un’argomentazione prettamente economica, ma la diminuzione dei costi, a lungo termine, va oltre il fattore puramente monetario. In una società dove i suoi membri ricevono un’educazione inclusiva, il livello di fiducia fra i diversi membri è più alta. Una società e un’economia basata sulla fiducia è più efficiente di una società basata sulla coercizione.
Nonostante esitano standard internazionali stringenti contro la discriminazione, i governi locali mostrano ancora ambiguità nelle leggi relative alla segregazione scolastica su base etnica o in altri campi. Cosa proporrebbe lei per convincere i governi nazionali e locali ad adottare un divieto di attuare una discriminazione scolastica? Ritiene che l’Europa sia in grado di imporre queste regole ai propri stati membri?
Sì, i governi ancora non sono ancora convinti che la segregazione sia una forma di discriminazione e che rappresenti un danno per la società. Voglio raccontare una mia recente esperienza: sono stato invitato dalla Harvard University a contribuire con un mio intervento a questa Conferenza Europea. Magda Matache, professoressa della Harvard, che ha un’esperienza di lavoro sulla desegregazione scolastica dei rom, ha organizzato la tavola rotonda a cui sono stato invitato. Nella fase di preparazione alla conferenza, alcune ambasciate hanno richiesto di avere anche relatori che supportassero la segregazione, per rendere più interessante il dibattito… nemmeno si sono resi conto di quanto assurda fosse la loro proposta!
Spesso si fa confusione tra un’educazione rivolta ad una minoranza e la segregazione scolastica. Mentre una scuola rivolta ad una minoranza viene fatta totalmente o in parte significativa nella lingua madre della minoranza stessa, la scuola segregata dei rom è unicamente espressione di antigitanismo. Mentre un’educazione rivolta ad una minoranza tende a promuovere la cultura e l’identità della minoranza a cui si rivolge, la segregazione scolastica che si applica verso i rom serve solo a sminuirne e denigrarne l’identità.
L’Europa potrebbe risolvere questo problema: da un lato l’Unione Europea dovrebbe rivedere la propria politica volta all’antidiscriminazione, chiarendo una volta per tutte che la segregazione rappresenta di fatto una forma di discriminazione. Dall’altro lato, può sicuramente accertarsi che i propri contributi economici non vengano impiegati per segregare i rom. Al contrario, si dovrebbero indirizzare i finanziamenti europei nella promozione di un’educazione ad una società inclusiva.
Come pensa che i governi locali e nazionali raggiungeranno la consapevolezza che combattere la segregazione sia una questione di giustizia sociale di cui beneficeranno tutti i membri della società, non solo i rom?
Non mi aspetto che le autorità locali e nazionali faranno molto a questo riguardo. Penso che questo sia il ruolo di attivisti, insegnanti, dirigenti scolastici ed autorità pubbliche, compreso il sistema giudiziario, che dovrebbe sanzionare le forme di segregazione. Comunque alcune istituzioni dovrebbero assumere un ruolo più incisivo nel comunicare pubblicamente ciò che è accettabile e ciò che non lo è. In definitiva, la segregazione scolastica è inaccettabile in una società democratica nel XXI secolo! I rom ed gli attivisti pro-rom dovrebbero lavorare sul problema della segregazione a scuola, in quanto essa rappresenta una ingiustizia storica che colpisce tutta la comunità. Nel percorrere questa strada si dovrà costruire una coalizione con altri gruppi interessati a riformare l’educazione e a combattere per la giustizia sociale. Questa è una lezione che ho imparato nella stesura del libro che ho pubblicato sull’integrazione scolastica dei rom in centro ed est Europa.
In copertina ph. Andy Mangold; philippe leroyer